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treninoCasellaHo chiesto un incontro urgente con l’assessore ai trasporti della Regione Liguria, Enrico Vesco, al fine di fare luce su alcune notizie che circolano in merito alla Ferrovia Genova-Casella. È indispensabile comprendere la veridicità di queste voci per decifrarne anche un’ipotetica matrice “terroristica”, che ha interesse a eliminare questo servizio

Sono stanco di continuare ad assistere, da parte di alcuni soggetti, ad atteggiamenti gravemente offensivi che ledono e non tutelano gli interessi dei cittadini; assurdo verificare che chi dovrebbe gestire e garantire una ripresa del servizio del trenino di Casella in realtà lo sottopone a un forte rischio di soppressione.

Le giustificazioni palesate da AMT o dall’assessorato ai Trasporti  del Comune di Genova, non reggono di fronte  ad una mancata volontà di ripresa concreta del trenino di Casella, non si è investito ragionevolmente sulle potenzialità sia in termini turistici sia in utenza pendolare. Non si può scaricare continuamente le proprie responsabilità su altri, questo gesto, mi dispiace constatarlo, evidenzia un disinteresse inequivocabile. Spero di essere smentito.

In questi anni ho potuto appurare la mancata presentazione di un serio piano industriale che fosse in grado di garantire un efficace ripresa del servizio della FGC, e che oggi compromette seriamente la continuità del servizio.

Mi rivolgo a questo punto all’assessore Vesco,l’unico che in questi anni ha garantito non solo la ripresa del servizio FGC, ma ne ha anche assicurato, pur con le tante difficoltà riscontrate,  la continuità, ed è per questo motivo che lo considero l’unico punto di riferimento possibile in un momento così intensamente delicato.

È vero che lo Stato da alcuni anni non verserebbe più i finanziamenti garantiti dalla Legge n 297 del 1978, necessari per il funzionamento della FGC? E che nel frattempo la Regione si è assunta l’onore di questa garanzia per non interrompere un servizio così prezioso per i cittadini? (Intervento del quale sono chiaramente riconoscente) Voce che se fosse confermata potrebbe realmente compromettere il futuro del trenino di Casella: le risorse economiche della Regione Liguria destinate ai trasporti, già decurtate dai continui tagli imposti dalle politiche nazionali, non sarebbero più sufficienti se il Ministero dei Trasporti non onorasse più questo impegno, in virtù di normative contenute nella degenerante “spending review”.

Ringrazio la Regione Liguria che in questi anni non ha mai fatto mancare il proprio appoggio, sia alle Istituzioni interessate, sia agli utenti del trenino di Casella assumendo un ruolo primario e garante nella continuità del servizio erogato. La Regione Liguria ha investito importanti risorse economiche destinate al restauro del materiale rotabile che ha consentito la ripresa del servizio. Importanti lavori sono stati eseguiti in questi anni, e l’intervento di manutenzione straordinaria che ha portato alla sostituzione del ponte di Fontanassa, grazie a un finanziamento regionale, è stato colto dalle tre vallate percorse dal trenino di Casella,  come un elemento positivo. Peccato che sul controllo dei lavori AMT non abbia esercitato la sua oggettiva responsabilità.

Governo-Renzi-foto-di-gruppoSul nascente Governo Renzi non mi sono ancora pronunciato, e non desidero farlo ora. Attendo di vederlo all’opera, poi esprimerò le mie osservazioni in merito. Per ora posso dire di essere perplesso per le dinamiche che hanno portato il leader del PD a Palazzo Chigi. Non perché non sia un governo eletto direttamente dal popolo, in quanto la nostra è una repubblica parlamentare e sino a quando in Parlamento esiste una maggioranza questa ha il diritto di governare. Sono perplesso perché la maggioranza parlamentare che sostiene Renzi, un po’ più risicata rispetto alla precedente, è la stessa, la medesima che in questi mesi non è riuscita ad affrontare le urgenze di questo Paese. Mi chiedo come potrà farlo ora. Sono perplesso perché non posso di dire che sono ottimista come, del resto, non voglio affermare di essere pessimista. Posso dire di essere in questo caso attendista, vediamo come la direzione Renzi guiderà il Governo e poi mi esprimerò. E spero con tutto il cuore di poter spendere in questo caso parole positive, perché mi rincrescerebbe manifestare disappunti che potrebbero sapere di necrologio per l’Italia.

Abbiamo la necessità di uscire dalla crisi, di iniziare un percorso vero verso l’uscita del tunnel. Non è il tempo della retorica, mi auguro che gli slogan lascino lo spazio ad interventi efficaci con proposte serie e attuabili. Questo Paese deve ritrovare la fiducia in se stesso: le potenzialità non mancano.

Ogni forza politica dovrà assumersi la responsabilità, al di là dello schieramento di appartenenza, maggioranza o minoranza. Si può collaborare con intelligenza come è altrettanto auspicabile assistere ad un’opposizione concreta piuttosto che esibizionista. L’atteggiamento, con tutto rispetto, adottato dal Movimento 5 Stelle, in risposta al neo presidente del Consiglio Martteo Renzi, è squalificante e non all’altezza della situazione, figlia dell’esasperazione e dell’eccesso che non conduce da nessuna parte. La continua e ricercata politica dell’urlo dei grillini fa male alla qualità della democrazia e il comportamento adottato in Parlamento in questi giorni ha poco a che fare con il dovere istituzionale ed è troppo vicino a una triste spettacolarizzazione circense.

SVEGLIA 1.jpg2.Il problema reale del Carlo Felice non può fermarsi al   puro e semplice ragionamento che la salvezza dell’Ente Lirico passi esclusivamente attraverso i finanziamenti previsti dalla Legge Bray. Occorre, come ho avuto modo di dire più volte, attrarre nuovi capitali, guardando a nuove formule che consentano l’introduzione di sistemi innovativi per la partecipazione dei privati. La situazione economica in cui versa il Teatro dell‘Opera di Genova, evidenzia una problematicità che va superata giovando dei benefici previsti dalla Legge Bray, in un’attività non apatica o della rinuncia ma del rilancio.

La sfida per il Carlo Felice è impervia, come i numeri di giorno in giorno dimostrano, ma può vincerla se si saprà finalmente scommettere sulla potenzialità che è in grado di esprimere.

Il debito maturato dall’Ente lirico genovese è sproporzionato, e l’ultimo dato relativo al passivo nei confronti dell’INPS non può certamente far dormire sonni tranquilli. Evidentemente chi doveva controllare non ha operato secondo i canoni richiesti.

Genova, il suo Sindaco devono sapere varcare la soglia delle logiche amministrative che guardano a saldare i debiti e non oltre. Non si può amministrare il Carlo Felice pensando esclusivamente a eliminare il passivo accumulato, senza aprire a prospettive in grado di assicurare maggiori entrate, che consentirebbero non solo l’annullamento del debito ma soprattutto di garantire  un attivo. Sono stanco di apprendere dalla voce del sindaco parole che mirano sempre o alla liquidazione del Teatro dell’Opera o a tagli del personale: evidenziano un’incapacità che desolatamente condanna ogni possibile realtà diversa dal fallimento. Vorrei vedere invece un sindaco, che è bene ricordare anche il presidente del Carlo Felice, incoraggiare i dipendenti e chiedere con forza al CDA o le dimissioni o un serio e qualificato programma di risanamento. Perché è giusto sottolinearlo, senza un adeguato e credibile piano triennale, il Carlo Felice difficilmente potrà partecipare ai finanziamenti previsti dalla Legge Bray. Genova:vogliamo perdere anche questa occasione?

Il Comune non può continuare a limitarsi a sventolare la liquidazione del Teatro, e la Regione Liguria non prenda la questione del debito INPS come alibi per non intervenire. È ora che anche la Regione  assuma un ruolo concreto da protagonista e non da semplice spettatore. Il Carlo Felice è il fiore all’occhiello della Cultura in Liguria, occorre evitare il dissesto, la Regione si deve svegliare. È il caso di dire “nessun dorma”. Gli Enti pubblici devono assumere un ruolo di regia che sappia procedere al recupero di risorse economiche oltre il proprio circuito, la partnership con i privati rappresenta un’alternativa da sostenere con convinzione.

Non accetto nessun diktat che di fatto è figlio dell’insolvenza e conduce alla bancarotta.

Nessun dorma, è ora di agire per salvare e rilanciare il Carlo Felice, al bando ogni sproloquio.

abolizione-province1Il trionfo dell’assurdità! Uno schiaffo alla democrazia. La politica delle riforme annunciate deflagra nel festival degli urli e del populismo imperante. A dimostrarlo è la sentenza del TAR Liguria, che ha dichiarato illegittimo il Commissariamento della Provincia di Genova, resosi indispensabile dopo la riforma delle Provincie e l’avvio alla città metropolitana. Un metodo quello inaugurato dal governo Monti, e proseguito dal suo successore, che difficilmente si può riconoscere come costituzionalmente accettabile. E ieri la sentenza del TAR Liguria ha di fatto riconosciuto il difetto anticostituzionale del procedimento “taglia- Province”. Le riforme, come l’abolizione della Provincia, devono essere portate avanti non attraverso soluzioni populiste figlie di un affanno mediatico, ma mediante un criterio di responsabilità, che è assolutamente mancato in questi anni. Ventun mesi per attendere un giudizio sulla legittimità del commissariamento della Provincia di Genova, sono troppi anche se certificano una verità che in molti non hanno voluto vedere.

Pensiamo agli atti amministrativi che sono stati decretati e alle difficoltà che in questi due anni ha dovuto provvedere il Commissario Fossati. (Disponendo tra l’altro minime risorse nella confusione delle deleghe assegnate) Pensiamo ai Comuni che sono rimasti orfani, nell’attesa della redistribuzione delle deleghe previsto nel passaggio da Provincia a città metropolitana, e alle problematicità amministrative che hanno dovuto affrontare.

La sentenza di ieri evidenzia un difetto di carattere sostanziale che non può non essere tenuto presente nel quadro programmatico delle prossime riforme. Il Governo Renzi dovrà considerare la gravità emersa grazie al giudizio del TAR Liguria, spero non attraverso futili decreti leggi ma mediante consapevolezza costituzionale.

Il ricorso accolto dal TAR ligure, apre la pista a livello nazionale su una riforma peccaminosamente anticostituzionale, su elementi che avevo già avuto modo di denunciare nella relazione Città Metropolitana: quale modello costruire per Genova.

Il tempo passa, la democrazia stuprata nel continuo mancato rispetto alla Costituzione , cede al richiamo di forze millantanti a nuove libertà che in realtà la conducono all’espropriazione del suo valore.

A pagarne direttamente le spese sono i cittadini che perdono giorno dopo giorno diritti e libertà, nell’avvento di un poter oligarchico che svilisce il significato civile di una comunità.

Auguriamoci che questo stato di crisi profonda che le istituzioni stanno vivendo possa sfociare in una ripresa della democrazia, allontanando l’instaurazione di modelli sempre meno partecipativi e sempre più totalitari.

fotoGli effetti della crisi economica stanno ancora depauperando il nostro tessuto produttivo, con pesanti ricadute sociali ed economiche. A pagarne le spese direttamente sono le tante persone che rimangono senza un posto di lavoro che incrementano il tragico numero della disoccupazione. Ho difficoltà a credere alle dichiarazioni che annunciano la fine della crisi economica proclamando addirittura una ripresa, perché la fotografia dell’economia reale non da ragione a quella degli annunci o degli slogan.

Il Comune di Sant’Olcese, nel mese di novembre 2013 ha dovuto rinunciare ad un’altra realtà industriale radicata sul nostro territorio.

La SIAG OMC SRL  (ex Savabini), azienda leader nella produzione di sistemi di condizionamento (cooling) per applicazioni militari e speciali, con un organico complessivo di 25 unità lavorative, ha cessato la sua attività per fallimento come si apprende nella sentenza del tribunale di Milano.

La drammatica situazione, in cui versava la SIAG OMC SRL, emersa nella scorsa estate, ha visto l’impegno del Comune di Sant’Olcese(Sindaco Angelo Cassissa, Egle Belli Vicesindaco, Massimiliano Tovo Assessore) in prima persona, che si è adoperato nei limiti consentiti e nelle sedi opportune, per valutare il quadro reale dell’impresa e delineare possibili soluzioni che dovevano tutelare l’occupazione e garantire una ripresa dell’attività. Purtroppo all’esame dei fatti con le parti interessate, le prospettive di salvare questa storica industria, sono venute meno per elementi gravosi che ne hanno condizionato l’esito del fallimento. Una situazione che non ha concesso nessun margine d’intervento.

La SIAG OMC  è passata, stando alle indicazioni della proprietà, da un bilancio di 13 milioni di euro nel 2012 a 800 mila euro nel 2013. Con un debito maturato presso fornitori di circa 9 milioni di euro. Cifre che parlano da sole.  E all’orizzonte l’assenza totale di possibili nuove commissioni non ha consentito di evitare il tragico finale. I principali committenti, legati al Ministero della Difesa e produzioni militari, non prevedono per i prossimi esercizi amministrativi possibili nuove richieste di forniture, neppure da poter assicurare una produzione minima che consentisse di mantenere in vita l’azienda.

Ci tengo a precisare che all’interno della SIAG OMC SRL lavoravano persone di elevata professionalità, che hanno contribuito grazie al loro operato, al riconoscimento aziendale della certificazione di qualità UNI EN ISO 9001:2000.

La SIAG OMC SRL vantava una produzione di eccellenza riconosciuta a livello internazionale,  tale da essere considerata fornitore di aziende come la THALES Air defence – France, la ULTRA ELECTRONICS – Canada, la SPA (Spain), la MARCONI SELENIA  – Italy, o l’Aeronatica Militare; ma particolare significato assume il fatto che SIAG-OMC sia stata qualificata come fornitore della NATO.

Le politiche nazionali e internazionali che hanno obbligato ad una netta riduzione delle risorse economiche destinate al settore militare, aeronautica e della marina, sono state tra le ragioni principali che hanno portato al fallimento dell’azienda.

In questi mesi il contatto con la Regione Liguria, in modo particolare con l’assessore regionale alle politiche del lavoro, Enrico Vesco e dei suoi uffici , è sempre stato vivo e concreto, e il ruolo assunto è stato significativo. Ho fatto appello in questi giorni ulteriormente alla Regione Liguria, perche possa garantire il suo ruolo di mediatore presso le sedi opportune e in particolare presso il Ministero Del Lavoro, affinché siano garantiti gli ammortizzatori sociali alle 25 persone licenziate.

Questa richiesta che ho fatto pervenire all’assessore Vesco, il quale ha immediatamente dato riscontro, si è resa necessaria per una diffusa preoccupazione tra gli ex dipendenti della SIAG OMC.

Il problema, secondo voci di corridoio, è legato alla sospensione, disposta dal tribunale del fallimento, in merito alla richiesta della cassa integrazione straordinaria che dovrebbe accompagnare i dipendenti verso la mobilità, in quanto non esisterebbero tutti i requisiti del caso. Stando ad un’indiscrezione, sembrerebbe che essendoci sempre meno risorse per gli ammortizzatori sociali, si cerchi di privilegiare quelle aziende che, al termine della cassa integrazione, abbiano qualche speranza di ripartire, condizione che la SIAG OMC SRL non ha più

La situazione è drammatica, 25 persone che hanno perso il loro posto di lavoro, da ottobre non ricevono nessun reddito, e le garanzie dei diritti sembrano affievolirsi. Mi auguro che alla fine prevalga il buon senso e che siano tutelati nel pieno riconoscimento dei loro diritti queste 25 persone. La piaga sociale della disoccupazione tende a crescere e a non diminuire. Contrastare questo fenomeno è una priorità assoluta. Ora occorre assicurare tutti gli strumenti possibili volti a garantire la cassa integrazione straordinaria, e la successiva mobilità, cercando nel medesimo tempo una possibile ricollocazione lavorativa.

Tra queste 25 persone ci sono dipendenti prossimi all’età pensionabili (ad alcuni mancavano solo 4 anni) e ora dopo il licenziamento, considerando anche l’età avanzata il loro reinserimento in altri insediamenti lavorativi risulta estremamente difficile: non possiamo rischiare di avere famiglie senza reddito per 4 o 5 anni prima del raggiungimento della pensione. Su questo ulteriore e delicata realtà auspico a una convergenza delle parti interessate,al fine di attuare gli strumenti idonei. Ho chiesto alla Regione Liguria di farsi mediatore alla fine di garantire gli ammortizzatori sociali previsti per il caso e di tutelare i diritti di queste persone.

Guarda il video – intervento su TGN TELENORD

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Il tour elettorale di Walter Veltroni fa tappa a TorinoAttenzione alla “sindrome Veltroni” , le ricadute possono causare effetti ancora più nocivi se non deleteri. Il governo Letta non mi piace, e poco ha fatto per offrire un segnale nuovo e concreto. Non condivido l’ottimismo espresso dal presidente del Consiglio, guardando l’azione del suo governo e sono convinto che siamo ancora lontani per poter dire di essere alla fine di questa crisi. Sicuramente serve un’inversione di rotta, occorrono politiche più incisive per venire fuori da questa palude, ma l’impostazione che sta emergendo dal quadro nazionale mi lascia assai perplesso. La terminologia usata in questi giorni, tra “staffetta, letta bis, tris, governo di unità nazionale, nuove elezioni”, delinea un’ulteriore aspetto drammatico della nostra politica, che appare impantanata tra la disperata ricerca di un tanto atteso modernismo e  un menefreghismo totale. Invece di procedere per la realizzazione di un “Governo del fare” la tendenza è postata su un teatralismo che non solo non risolve le emergenze del Paese, ma accelera un processo distruttivo in atto. L’opinione diffusa tra la gente, che ho potuto constatare anche stamattina, verte su una sfiducia crescente verso una politica che dimostra indifferenza ai problemi comuni dei cittadini. Il popolo, recepisce una sostanziale apatia e un egoismo di protagonismo crescente della classe politica. È possibile continuare su questa strada? È possibile porre fine alla lacerazione in atto tra politica e cittadini? E ricucire un rapporto squarciato ?  Amletici dubbi che necessitano di risposte, che non possono più attendere.

Attenzione alla “sindrome Veltroni”.

Veltroni nel 2008 convinto della imminente vittoria conquistò un’amara sconfitta. Eppure l’ottimismo era assai diffuso, e non mancava anche di strafottenza. Il PD ha un enorme problema: oltre a vincere le primarie deve saper vincere le elezioni, invece di regalare continuamente il Paese a Berlusconi. Alla fine qualcuno potrebbe essere indotto a credere che il primo club “Forza Silvio” sia proprio il PD.

idroLe catastrofi naturali idrogeologiche che evidenziano un’acuta criticità a cui è soggetto il territorio ligure, devono trovare un’idonea soluzione mediante strumenti atti a fronteggiare una vera e propria emergenza.

Occorre, per questo motivo, promuovere e sostenere la definizione di misure e provvedimenti per mitigare il dissesto idrogeologico. Le frane, le alluvioni, le esondazioni evidenziano un aspetto complessivamente drammatico. I danni notevoli causati dalle catastrofi idrogeologiche richiedono il dispiegamento di risorse economiche, che non sempre sono disponibili. L’istituzione di un fondo nazionale per affrontare il rischio idrogeologico deve essere posto tra le urgenze di una nuova agenda di governo. Ma non solo, bisogna altresì puntare su interventi di gestione sostenibile, attraverso le attività agro-forestali, proponendo un valido sistema per il presidio del territorio e per la prevenzione del dissesto idrogeologico.

I fenomeni che stanno interessando vaste porzioni della nostra regione, obbliga a trovare politiche incisive atte a contrastare il degrado del suolo, rimandare a domani quello che puoi fare oggi  non è più ammissibile. Per raggiungere questo difficile obiettivo serve usufruire di tutte le forze possibili, che vanno dalla collaborazione delle Istituzioni, al reperimento di risorse economiche a progetti mirati su tre direzioni principali: la conservazione ordinaria, la manutenzione straordinaria e la prevenzione. Necessitano misure indirizzate a fronteggiare l’abbandono delle aeree rurali e montane, che consentono di contenere i fenomeni di dissesto. Partire dal presidio del territorio, sfruttando le risorse agro-forestali rappresenta un legittimo punto di partenza, per questo il Governo con le Regioni devono varare un’azione di programma innovativa che incentivi in termini di sviluppo socioeconomico  e turistico legato alle produzioni di qualità . Una delle cause della fragilità del nostro territorio, oltre alla esagerata cementificazione, è dovuta all’abbandono dell’entroterra; questa importante area, per lo più rurale, subisce la passività dell’incuria e del tempo. Promuovere politiche per il ripopolamento dell’entroterra, accedendo anche i vari programmi internazionali, rappresenta uno dei motivi più importanti indirizzati alla tutela e salvaguardia del territorio. I muretti a secco che crollano, i boschi abbandonati sono i segni evidenti dell’abbandono del tettorio collinare , montano; gli stessi boschi incolti, fonte di un’economia rurale che va riscoperta, devono essere rilevati  non come problematicità ma come opportunità per il territorio.

Non si può continuare a vivere tra la diramazione degli stati allerta meteo e la richiesta di calamità naturale a danni avvenuti, le amministrazioni pubbliche devono collaborare in una nuova dimensione anche in funzione della programmazione EU PAC 2014-2020.

La sfida può essere vinta trasformando la criticità del territorio in fattore di crescita: torniamo ad investire  sull’economia rurale, silvestre e boschiva, oltre a rappresentare un fattore di sviluppo offre un prezioso contributo per il recupero e salvaguardia del territorio.

Sant'Olcese-panoramaSe gli interventi politici e le risorse economiche destinate alle attività culturali, in ambito nazionale ma anche locale, si evidenziano esclusivamente per la loro continua diminuzione, dimostrando totale cecità in materia, a smarcarsi da questa tendenza è proprio il nostro Comune di Sant’Olcese che ha deciso di investire, nonostante la ristrettezza delle proprie potenzialità, sulla valorizzazione del nostro ricco patrimonio artistico.

In questi anni gestire il settore turistico-culturale non è stato per nulla semplice, soprattutto quando gli obblighi imposti dal patto di stabilità, e la poca attenzione legata alla dimensione della Cultura, ha depauperato notevolmente la capacità d’intervento delle piccole amministrazioni. Non ci siamo comunque arresi di fronte ad elementi scoraggianti, e con risorse limitatissime abbiamo cercato di sostenere comunque un’attività culturale sia sotto il profilo sociologico , sia a sostegno della promozione turistica-territoriale.

Con sincera soddisfazione, posso annunciare che nella ultima Giunta, abbiamo approvato un protocollo d’intesa che sottolinea ancora una volta l’attenzione alla valorizzazione della Cultura locale. Se l’orientamento nazionale protende a tagliare sulla Cultura, a Sant’Olcese abbiamo scelto, contrariamente a questo andamento, di investire maggiori risorse(soprattutto umane), riconoscendo il valore di crescita non solo economico ma soprattutto sociale. Questo atto, probabilmente è tra gli ultimi del mio mandato, e mi è gradito intenderlo come una piacevole eredità che lasciamo a chi continuerà nell’esercizio amministrativo del nostro Comune.

Se la crisi economica porta a chiudere i teatri, noi invece abbiamo deciso di accogliere la richiesta pervenuta dalla Compagnia Teatrale dialettale “Gli amici di Enzo”, concedendo alcuni spazi del nuovo centro socio-culturale per l’espletamento delle loro attività. La Compagnia Teatrale è costituita da attori amatoriali volontari, senza alcun scopo di lucro, la cui finalità statutaria si traduce in un opera di sensibilizzazione all’arte teatrale e dialettale in particolare con annessi scopi di beneficienza e solidarietà in favore di Enti, Istituti e Associazioni di volontariato.

Questo accordo rappresenta un’innovativa sinergia tra la compagnia teatrale,i servizi sociali e le istituzioni scolastiche, costituendo un valido strumento per promuovere iniziative di valorizzazione del patrimonio culturale locale e favorire contemporaneamente  la socializzazione e la crescita di persone appartenenti alle fasce più deboli della popolazione.

Si tratta di un’iniziativa volta a cogliere il significato della Cultura come occasione e motivo di crescita personale, con l’obiettivo di sostenere l’importantissima esperienza del volontariato che contraddistingue, con orgoglio, il nostro territorio. Infatti, ogni spettacolo od iniziativa promossa da “ Gli amici di Enzo” non avrà nessun scopo di lucro, ed eventuali ricavi monetari,dovuti esclusivamente a libere offerte, saranno indirizzati al sostegno della solidarietà e della beneficienza.

Puntiamo, attraverso la Compagnia de “Gli amici di Enzo” all’organizzazione di iniziative e manifestazioni che coinvolgano territorio e maggior numero di persone, prevedendo corsi di formazione e recitazione. Sarà un modo, questo, anche per divulgare il dialetto genovese, soprattutto tra le giovani generazioni grazie a una congiunta programmazione con le scuole, a tutela e salvaguardia del patrimonio culturale di appartenenza.

Con questa delibera si conclude un lavoro iniziato nell’estate del 2013 che conduce all’introduzione di un nuovo strumento per tutta la nostra collettività.

Scommettiamo dunque sulla Cultura, sul suo valore, sul suo contenuto scegliendo una fase sperimentale per il prossimo triennio, aprendo a una strada controcorrente, nella speranza che possa essere colto il significato.

 

quirinale_3_adn-400x300Assurdo, patetico e distruttivo l’atteggiamento promosso da parte di certi gruppi politici che gridano allo scandalo, al complotto, al colpo di stato. L’accusa di impeachment al Presidente Napolitano voluta da Grillo e sostenuta da Forza Italia, altro non è che un’operazione di distrazione di massa, per distogliere l’opinione pubblica dai veri problemi. Non meno di un anno fa si obbligava Giorgio Napolitano ad accettare l’investitura del secondo mandato presidenziale, una scelta dettata dalla mancanza di numeri per assicurare al Paese un nuovo Cpo di Stato e successivamente una guida per il Governo; una crisi politica che nella tarda primavera del 2013 raggiungeva un acume gravissimo, e portò l Parlamento a chiedere un  sacrificio di responsabilità al presidente Napolitano. Forse i berlusconiani, come si poteva leggere su alcuni giornali di quei giorni, speravano di siglare il baratto della salvezza per il loro leader, altri invece constatate l’impossibilità di assicurare un nome forte per il Quirinale virano su Napolitano, dopo aver commesso diversi errori di strategia e tattica politica.

Accusare il Presidente Napolitano di colpo di stato quando si è assunto la responsabilità costituzionale, lo trovo oltre lo strumentale! La richiesta d’ impeachment è solo una boria populista che mira a devastare le istituzioni: questo è il vero colpo di stato in atto. Sentire il vile attacco della Santanchè diretto al Presidente della Repubblica, mi conferma che personalmente non ho nulla da condividere con Forza Italia.

Mi chiedo, davvero l’Italia e gli italiani sono di così corta memoria? Da credere che l’operazione Monti possa rientrare in un complotto internazionale guidato dal Presidente Napolitano ? Forse, in questa società liquida, tendiamo a perdere troppo velocemente la consistenza degli eventi storici, e il loro significato.  Ma il momento è troppo delicato per farci inghiottire da una voragine distruttiva: è l’ora di reagire,iniziando dal rispetto della memoria! Ricordando, per esempio, che Il governo Berlusconi da quasi un anno galleggiava grazie a salvagenti come Scillipoti e Razzi.

In merito alla memoria, della difficile estate del 2011,vi consiglio di leggere questo articolo di Michela Scacchioli, pubblicato oggi su La Repubblica,davvero molto interessante: Da Berlusconi a Monti, la drammatica estate 2011 tra spread e rischi di bancarotta.

ConiglioCosa serve

1 coniglio tagliato pezzi

150 g di olive taggiasche

1 cipolla

1 dado da cucina

40 g di pinoli

Rosmarino

Lardo di colonnata

1 spicchio d’aglio

Burro, olio, sale e pepe q.b.

Farina

Come procedere

Preparate un trito fine con la cipolla, l’aglio, il rosmarino, il lardo. Posate il coniglio tagliato a pezzi in una padella antiaderente con bordi alti, aggiungete il trito preparato, il dado, sale e pepe q.b., spolverizzate con un po’ di farina, unite 1-2 cucchiai di olio di olive extravergine (possibilmente ligure), una noce di burro e mescolate gli ingredienti con l’aiuto  delle mani facendo aderire bene il trito al coniglio. Fate rosolare il coniglio, quando avrà ottenuto una doratura perfetta sfumate con del Nebbiolo a fiamma viva.  Aggiungete ora le olive taggiasche e i pinoli, e continuate la cottura mantenendo una fiamma morbida, per circa un ora, un ora e mezza.

Durante la cottura ricordatevi di aggiungere il Nebbiolo, ogni volta che si sia consumato. Alla fine otterrete un’ottima crema, che verserete sul coniglio prima di servire.

Servite il coniglio con patate alle erbe di Provenza.

Potete accompagnare con pane alla farina di Mais