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Appartengo a quel pubblico che ha saputo amare l’opera di Alberto Bevilacqua. Appartengo a quel gruppo di fedeli lettori che hanno saputo riconoscere nella poliedrica liricità di Bevilacqua, lo stravagante tradizionale profilo di un grande maestro del 900’.

L’autore scomparso ieri all’età di 79 anni dopo una lunga degenza, lascia ora ai posteri un’eredità unica, un patrimonio costituito da pagine intense, di confessioni autentiche come un’opera marmorea  nella grande storia della letteratura italiana.

Alberto_BevilacquaNon intendo risolvere in questo intervento, la produzione di Bevilacqua che merita certamente una mia più fine e accurata analisi. In passato ho avuto modo e maniera di recensire alcune della sue ultime fatiche; oggi con questo breve appunto desidero solo condividere l’immediatezza determinata  dalla sua morte.

Bevilacqua è stato un giornalista, sceneggiatore, regista, poeta e autore di importanti romanzi. Notevoli sono i riconoscimenti conquistati nella sua ricca produzione, tra tutti il premio Strega per L’occhio del gatto, e il David di Donatello per Questa specie di amore . Un uomo che ha incarnato nella sua opera il senso di smarrimento della modernità, di quell’esperienza del male di vivere che spesso ha incontrato, cercando il senso dell’esistenza e di un Dio  anche per strade diverse da quelle logorate dalla “multiforme corruzione dei tempi”.

 

Ha introdotto novità nello stile lirico con l’abolizione totale del discorso diretto e l’iperfetazione di quello indiretto libero, votandosi al soggettivismo acuto, dove il suo ego ha assunto il ruolo di regista,attore e protagonista alla fondazione di un luogo di iperelazione singolare.

Spazi, suoni, colori, profumi, voci, suggestioni, sensazioni alimentano un’opera totalmente individuale quanto universale nella continua ricerca della verità, che per Bevilacqua si traduce nella complessa definizione della felicità.

 

Particolare il rapporto con la femminilità che domina il carattere esistenziale del suo agire, riflesso fedelmente nella sua generosa produzione letteraria. Tre sono gli aspetti fondativi del suo creare, tre figure che appartengono all’universo femminile, che esorta, protegge e guida l’autore: 1) Le donne in particolare, un’attrazione non solo esclusivamente erotica -sensuale ma anche mistica; 2) Parma, la sua città che assume gli aspetti di una donna, di un ventre deificato, quadro, panorama e palcoscenico dove accogliere e ambientare le sue storie. Un rapporto, quello con la città di Parma, spirituale e carnale allo stesso tempo; 3) La madre con la quale non ha mai spezzato il legame embrionale, una relazione che supera il post mortem, che può tradursi in una sorta di misteriosa, comunicativa resurrezione. La madre Lisa è l’alter ego, l’amica assoluta, il padre assente, l’eterno conforto,”l’Itaca perenne di tute le sue vite”, l’essenza per rapporto unico, segreto e primordiale: “perfetti nel duetto per voce sola”.

 

Attratto dal misticismo, dal mondo del magico, dell’esoterico, della parapsicologia si è abbandonato alla tensione di una ricerca oltre il vero comprensibile all’umano. Esperienze vissute in prima persona e testimoniate in alcuni dei suoi romanzi, come I sensi incantati, dove Miriam, una sensitiva assume la figura di una novella Beatrice dell’era contemporanea in grado di guidare l’autore verso paradigmi suggestivi.

 

“Nessuno come Bevilacqua, come il parmigiano Bevilacqua, ha saputo mettere per iscritto la sensualità luminosa del Correggio, il suo senso di abbandono gioioso e nello stesso tempo la sfrontatezza innocente, la spudorata rivelazione del desiderio” .